Re.Leg. Art: lavoro, integrazione, solidarietà

A Perugia, un laboratorio artigiano coniuga lavoro, emancipazione e dignità delle persone svantaggiate. Ne parliamo con i protagonisti.

Cominciamo dalle presentazioni. Che cosa significa Re.Leg. Art?

Re.Leg.Art. è una sigla che significa Restauratori Legatori Artigiani…ma in realtà da sempre significa REstituzione di autostima , LEGami umani, ARTigianato e arte come esperienza ed espressione della propria personalità.

Quando ha avuto inizio la vostra storia?

La Coop. Sociale RE.LEG.ART. si costituisce il 27 ottobre del 1981 a partire da un corso “speciale” di legatoria e restauro del libro, istituito dal Comune di Perugia. Corso “speciale” perché orientato alla partecipazione di persone svantaggiate e al quale partecipano anche alcune persone normodotate. Tutte insieme fonderanno la Cooperativa. Nel 1993 la Cooperativa si trasforma in Cooperativa Sociale di Tipo B, grazie alla legge 381/1991, si realizza così in maniera più compiuta lo scopo principale dei fondatori della RE.LEG.ART., che era e tutt’ora è quello di promuovere attraverso il lavoro persone portatrici di handicap o comunque svantaggiate, nella convinzione che, soprattutto attraverso un’attività lavorativa che valorizzi le capacità creative di ciascuno, ci si possa riappropriare di quella dignità personale negata dalla condizione di emarginazione in cui viene relegata la persona considerata “diversa”.

Come si coniugano il lavoro artigianale e i progetti di inclusione sociale?

L’artigianato convoglia la dimensione psico-sociale in molti modi e, dal punto di vista dell’autostima e dell’autonomia, aiuta l’evoluzione dell’identità. Inoltre il processo creativo rafforza la propria competenza nell’uso di strumenti per creare un oggetto significativo ed espressivo ma anche funzionale.

In Re.Leg.Art. vige il concetto che anche le persone svantaggiate sono in grado, in base alle loro capacità, di lavorare implementando la loro creatività. Certo, non è facile per una cooperativa con una doppia anima qual è Re.Leg.Art. coniugare i tempi di produzione e quelli commerciali. Siamo comunque fieri che da ben 37 anni portiamo avanti la nostra mission.

Com’è organizzato il vostro laboratorio?

Il nostro laboratorio è organizzato in due diversi settori:

⦁ quello dedicato all’oggettistica in cui produciamo lampade, cornici, borse, gioielli e tanti altri prodotti

⦁ quello dedicato alla legatoria in cui si rilegano tesi di laurea, libri vecchi e nuovi e si creano agende, diari ecc.

Tutto in 2 piani, sempre aperto a chiunque abbia desiderio di fare la nostra conoscenza o semplicemente voglia venirci a trovare. Al secondo piano del laboratorio c’è una piccola cucina in cui i nostri ragazzi mangiano, socializzano e Re.Leg.Art tiene le riunioni cooperative.

Accanto al laboratorio potrete trovare il nostro  negozio, sempre aperto durante la giornata e negli ultimi tempi anche il sabato.

Il lavoro è davvero un formidabile mezzo di integrazione?

Gli obiettivi di questo laboratorio si allineano agli obiettivi di chi pratica l’artigianato come concetto produttivo ed evolutivo.

Sono, quindi:

⦁ Promuovere la qualità della vita.

⦁ Sviluppare l’autonomia e migliorare l’indipendenza del singolo.

⦁ Essere attivo, “fare”, “lavorare”.

Se il senso di “essere” nel gruppo risponde ad una esigenza di continuità e di appartenenza, la realizzazione di un laboratorio artigianale affronta la necessità di agire sul materiale, trasformarlo, facilitando – attraverso la creazione di un prodotto dalle materie prime – un profondo processo di trasformazione interiore.

Questa possibilità di trasformazione relativa all’azione stessa, ha la capacità di  restituire alla persona un forte senso di valore e di concretezza.

Questo lo abbiamo sperimentato con successo nell’ambito della nostra attività sociale lavorando con persone con disabilità, persone disagiate, migranti,  ma anche con persone normodotate desiderose di apprendere una arte antica che consentisse di realizzare autonomamente oggetti di uso quotidiano.

Inoltre, la società moderna tende a relegare le persone con disagio in istituti che per quanto validi e amorevoli non riescono a far sentire tali individui membri attivi della collettività. Il poter creare con le proprie mani oggetti, che poi vengono messi in vendita è estremamente motivante.

Lavorate anche con migranti?

Negli ultimi anni la problematica dell’immigrazione è arrivata a farsi sentire anche nella nostra piccola cooperativa; per questo ci siamo adoperati per fare inserimento lavorativo anche a ragazzi provenienti dall’Africa. Inoltre, abbiamo avuto come stagisti persone di tutte le etnie.


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