Il 3 ottobre 2019 cade il sesto anniversario di una delle maggiori tragedie accadute nel Mediterraneo. In questo stesso giorno, nel 2013, un barcone partito dalla Libia affondò a poche miglia dal porto di Lampedusa, trascinando con sé 368 uomini, donne e bambini che non sono riusciti a mettersi in salvo, e altri 20 migranti la cui sorte è ancora ignota.
Le dimensioni della catastrofe ha smosso le coscienze: il Governo di allora decise di potenziare gli strumenti a disposizione della missione Mare Nostrum per il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, e questa giornata è ricordata come la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”.
Intanto, però, molto è cambiato: due Governi di diverso colore politico (“rosso” il primo, giallo-verde il secondo) si sono trovati (inaspettatamente?) uniti nella lotta contro chi proviene dall’altra sponda del Mediterraneo, e di chi cerca di raggiungere l’Europa. Contro i primi, sono stati promulgati i “decreti Sicurezza”, che controintuitivamente non hanno fatto altro che peggiorare le condizioni degli stranieri richiedenti asilo nel nostro Paese, lasciandoli ancora più esposti al rischio di ritrovarsi nell’illegalità; contro i secondi, sono stati studiati i trattati di collaborazione con la Libia per rendere il più possibile difficile la partenza dai porti libici, il che ha portato ad un rafforzamento delle milizie del Paese sulle spalle dei migranti, e alla giustificazione di un sistema inumano di prigionia, sevizie e prevaricazioni da parte delle milizie e dello stesso Stato libico sui migranti subsahariani tenuti nei centri di detenzione.
A fine agosto, anche quel Governo è caduto, lasciando il posto ad un nuovo Esecutivo che in molti sperano sappia dare ascolto a quella parte di società civile che vuole che venga messa fine allo stato di cose, per tornare a parlare di accoglienza e a praticare un’effettiva inclusione in un Paese che sembra dimenticare l’importanza di conservare la propria umanità di fronte alle sfide del fenomeno migratorio.
É per questo che giovedì 3 ottobre, in occasione della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, si terrà un incontro pubblico in cui verrà presentato il Comitato “IO ACCOLGO – UMBRIA” che aderisce alla Campagna nazionale “IO ACCOLGO” (http://ioaccolgo.it). L’appuntamento è alle ore 17,30 presso il Cinema Meliès in via della Viola 1 a Perugia.
L’adesione al Comitato è aperta a tutti e tutte coloro che si riconoscono negli obiettivi della campagna, la quale nasce, su iniziativa di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, enti e sindacati, per dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate in questi ultimi anni nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti, politiche che violano i principi affermati dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali e che producono conseguenze negative sull’intera società italiana.
L’incontro segnerà anche l’inizio in Umbria della raccolta di firme, avviata su scala nazionale, per chiedere al Governo e al Parlamento di abrogare i decreti Sicurezza e gli accordi con la Libia.
La campagna “Io accolgo” ha tra i suoi obiettivi il dare voce e visibilità ai tanti cittadini che condividono i valori dell’accoglienza e della solidarietà, contro le recenti politiche anti-migranti; promuovere reti territoriali e mobilitare enti pubblici e del privato sociale, per realizzare interventi di accoglienza e servizi di supporto all’inclusione; coinvolgere i migranti e dare loro voce e visibilità in quanto soggetti attivi della comunità; dialogare con quei cittadini che spesso si sentono disorientati o preferiscono scivolare nell’indifferenza di fronte alle politiche migratorie.
Lo scopo principale? Affermare che vogliamo vivere in un mondo fondato sulla solidarietà, sull’uguaglianza e sulla libertà, dove a tutti gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione e dalla provenienza, siano riconosciuti pari dignità ed eguali diritti, dove escludere e discriminare i cittadini stranieri non produce maggiore sicurezza per gli italiani, ma aumenta la marginalità sociale e produce una erosione dello Stato di diritto, della democrazia e della coesione sociale nel nostro Paese.
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