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Migranti in Umbria, tanto lavoro a basso costo

Con l’11 per cento di popolazione straniera sul totale, l’Umbria è una delle regioni a più alto tasso di immigrazione. Per inciso, su questo dato va fatta una precisazione: dei quasi centomila stranieri residenti in Umbria, il 27 per cento viene dalla Romania, paese che rientra a pieno titolo nell’Unione europea, il che riduce a circa 70 mila gli “extracomunitari”, termine che per il modo in cui è stato da sempre utilizzato incute sempre un timore quasi atavico.

Quel timore che a volte lambisce la psicosi dovrebbe affievolirsi ancora un po’ di più se si tentasse di rispondere con i canoni della razionalità alla seguente domanda?

Che cosa porta uno straniero a cercare di stabilirsi in Umbria? Ecco, qui aiutano i dati. Degli oltre 97mila stranieri residenti in Umbria al primo gennaio 2019, erano più di 41 mila quelli regolarmente occupati: il 42 per cento del totale. Si tratta di una percentuale che supera quella degli occupati italiani, che risultano essere il 40 per cento del totale. Quindi, la risposta che più si avvicina alla realtà descritta dai dati, è che gli stranieri vengono in Umbria per lavorare. Alla luce dei numeri quindi, constatare che chi arriva da oltre confine per tentare di stabilirsi in questa regione lo fa per lavorare è poco più di una banalità, ma le ricostruzioni di fantasia, quelle cioè che prescindono dai dati, sono tali e tante che giova ribadirlo.

Ma la storia non finisce qui. Perché c’è una correlazione così stretta tra migranti e lavoro in questa regione, che è testimoniata almeno da un altro fattore. Se ci si prende la briga di analizzare la curva della popolazione residente in Umbria, si osserva che il picco è stato raggiunto nel 2014. In quell’anno sono stati censiti 896.742 residenti, centomila di questi erano provenienti da paesi stranieri. In entrambi i casi si tratta dei numeri più alti di sempre. Bene. Il 2014 è stato l’anno in cui anche il tasso di disoccupazione ha raggiunto il picco in questo primo scorcio di XXI secolo: in quei dodici mesi furono 44 mila gli umbri in cerca di occupazione. E da quell’anno il numero di residenti ha cominciato a scendere, cioè si è cominciato a migrare dall’Umbria. Il risultato è che oggi la popolazione residente totale è calata dell’1,6 per cento; mentre gli immigrati sono diminuiti molto di più, essendo oggi il 2,4 per cento in meno rispetto all’annus horribilis. Ciò porta alla probabile conclusione che la popolazione straniera è più vocata alla ricerca di lavoro, e nel momento in cui questo scarseggia, è quella più portata a cambiare residenza in cerca di maggiore fortuna.

Il fatto è che questo essere complessivamente più work-oriented rispetto agli italiani residenti non premia gli immigrati umbri, almeno da un punto di vista retributivo. Secondo l’Istat la retribuzione oraria lorda mediana di un lavoratore di origine italiana è stata, nel 2017, di 11,15 euro; quella di un collega straniero di 10,09. Un gap di oltre un euro che si allarga se si considerano le donne migranti, che in Umbria percepiscono mediamente 9,92 euro l’ora. E ciò accade in una regione in cui la retribuzione media oraria è più bassa di quella media nazionale.


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