Exodus. I tabù dell’immigrazione- Paul Collier

‘’Non mi interessa tanto sapere se le migrazioni producono effetti positivi o negativi. Se qualcuno insistesse per avere una risposta tenderei a dire che sono positivi, ma non è questa la domanda pertinente. (…) porsi un simile interrogativo equivale a chiedersi se sia giusto essere nati. Noi tenteremo invece di dare risposta a una domanda ipotetica: se le migrazioni dovessero registrare un forte aumento, quali ricadute avrebbero sulle popolazioni dei paesi ospitanti? (…) cercherò di dimostrare che la risposta a questa domanda dipende dal tasso di integrazione dei migranti nella società autoctona.’’

Paul Collier, uno dei maggiori esperti al mondo in materia di economie africane, analizza e inquadra la questione della migrazione  nel suo saggio Exodus. I tabù dell’immigrazione in una cornice diversa con l’obiettivo di stimolare gli esperti a superare le posizioni, ancora attuali, polarizzate ed esasperate: da un lato l’ostilità nei confronti dei migranti, intrisa di accenti xenofobi e razzisti, ampiamente diffusa tra i comuni cittadini, dall’altro lo sprezzante ritornello delle élites liberali, condiviso dagli studiosi delle scienze sociali, secondo cui la politica delle porte aperte è un imperativo etico che in più garantisce grandi benefici.

L’autore lo considera un dibattito del tutto disfunzionale e non onesto, innescando uno scontro di valori, piuttosto che un confronto su dati verificabili, che porta inevitabilmente ad una grande confusione: I gruppi xenofobi e razzisti, ostili agli immigrati, non perdono occasione per denunciare con rabbia il danno subito dalle popolazioni autoctone a causa della migrazione, scatenando una reazione comprensibile: pur di non avallare le posizioni di quei gruppi, i sociologi hanno cercato con ogni mezzo di dimostrare che le migrazioni sono un bene per tutti. Senza volerlo hanno però dato modo agli xenofobi di spostare il dibattito su un piano diverso, chiedendosi cioè se la migrazione sia un bene o un male.

Questo volume vuole proprio dimostrare che questa è la domanda sbagliata, in quanto equivale a chiedere se mangiare sia un bene o un male. In entrambi i casi, la domanda pertinente non è se sia un bene o un male ma quale sia la quantità più adeguata. Un po’ di migrazione è quasi certamente meglio dell’assenza di migrazione ma, così come l’eccesso di cibo può portare all’obesità, anche la migrazione può diventare eccessiva. Noi dimostreremo che l’assenza di controlli provocherà l’accelerazione dei movimenti migratori, che rischiano di diventare eccessivi. (…) Ecco perché i controlli, lungi dal costituire un imbarazzante retaggio del nazionalismo o del razzismo, diventeranno strumenti sempre più importanti delle politiche sociali di tutti i paesi ad alto reddito. Non è la loro esistenza a creare imbarazzo, ma la loro inadeguatezza.

Grazie ad un’analisi priva di giudizi di valore frettolosi, Collier spiega con teorie e dati alla mano, cosa accade a tutti i gruppi di persone coinvolte nella migrazione, dalla popolazione autoctona del paese ospitante, agli abitanti del paese d’origine che restano a casa, fino ai migranti, infrangendo coraggiosamente qualsiasi tabù derivante da posizioni morali, per indurre ad avviare un dibattito serio, sia sugli aspetti positivi, ma anche negativi del fenomeno.

Una lettura importante per chiunque voglia approfondire un tema tanto controverso, indipendentemente dalle proprie convinzioni.

Per chiunque interessato il libro è disponibile alla lettura del Centro di Documentazione sulla Migrazione di CIDIS.

Per maggiori informazioni: 

https://cidisonlus.org/

 

 

 


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