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Coronavirus. Il contraccolpo economico sugli stranieri residenti

Qual è il contraccolpo economico del coronavirus sulla popolazione di stranieri residente in Umbria? Dati certi non ce ne sono. Si possono però fare delle stime a partire da quelli contenuti nell’ultimo Dossier statistico sull’immigrazione in Umbria effettuato dal centro studi e ricerche Idos e dalla rivista Confronti. Bene, se si incrociano i dati della quantità di lavoratori stranieri impiegati nei vari settori con quelli delle imprese cui il decreto del presidente del Consiglio consente di rimanere aperte, si arriva con buona approssimazione a poter dire che nella nostra regione circa 20 mila lavoratori stranieri si dovrebbero essere “salvati”, almeno per il momento, dallo tsunami che ha investito tutti i continenti e che in Italia si sta rivelando per il momento più pesante che altrove. Si tratta delle persone che hanno un contratto nei settori dell’agricoltura e nel lavoro domestico, entrambi salvaguardati come attività essenziali dal decreto del 22 marzo scorso. Le due tipologie di attività in Umbria annoverano rispettivamente circa 6 mila e poco meno di 14 mila lavoratori. In particolare, per quanto riguarda l’agricoltura, l’Umbria, con una percentuale del 32,4 per cento, è una delle regioni a più alto tasso di impegno di manodopera straniera in Italia nel settore, secondo quanto riporta l’ultimo rapporto ministeriale sugli stranieri nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda invece il lavoro domestico e di cura, la quasi totalità dei contratti è appannaggio di persone straniere.

L’altro 60 per cento di popolazione immigrata, secondo questa stima, potrebbe essere stata penalizzata poiché buona parte è impegnata nell’industria delle costruzioni, che è stata bloccata, e nei servizi, segnatamente nei settori alberghiero e della ristorazione, che sono stati chiusi da tempo, addirittura prima del decreto del presidente Conte sulle attività essenziali. Questo ultimo dato porta a ritenere che per gli stranieri impiegati in quei settori si aprirà un periodo di difficoltà. Le attività legate al settore ricettivo saranno infatti tra quelle più colpite, e l’effetto della crisi si prolungherà ben oltre il periodo di chiusura. La stagione turistica è infatti data già per persa, e a differenza di quelli di altri settori che potranno ripartire nella graduale riapertura che ci sarà – si spera – nelle prossime settimane, molti dei lavoratori che venivano impiegati nel settore turistico alberghiero verranno difficilmente riassorbiti, per non parlare degli stagionali, che quest’anno saranno costretti a rimanere di fatto a bocca asciutta.


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