1° dicembre: Giornata Mondiale contro l’AIDS

Nella giornata di oggi, 1° dicembre, si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS per ricordare le vittime della malattia e sensibilizzare sull’importanza della prevenzione del virus HIV.

La ricorrenza è stata istituita nel 1988 a seguito del Summit mondiale dei ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell’AIDS. Il virus dal 1981 ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi.

Il bisogno di sensibilizzare e porre l’attenzione sulla prevenzione del virus è di rinnovata importanza data l’attuale situazione pandemica Covid-19.

Rimane d’urgenza primaria identificare i sieropositivi sia per limitare la diffusione dell’AIDS sia per tutelare questi soggetti, maggiormente vulnerabili agli effetti negativi dell’infezione da Sars-Cov-2. Nel caso dei sieropositivi, contrarre il Covid aumenta il rischio di decesso del 30% rispetto a chi non è sieropositivo.

Inoltre, l’attuale pandemia ha rallentato l’accesso alle diagnosi e gli screening per l’AIDS, già in calo nel territorio italiano.

In Umbria per lo scorso anno i casi registrati sono in diminuzione. Secondo i dati raccolti da Anlaids Umbria dal 2020 al 2021 si è passati da 27 casi di infezione a 20.

Durante la giornata di oggi, in occasione della ricorrenza, 230 farmacie sparse nel territorio regionale metteranno a disposizione profilattici omaggio, fascicoli e volantini informativi all’interno dei quali sono ben indicati i presidi ospedalieri dove è possibile fare il test HIV.

Diffondere l’informazione è la chiave per la prevenzione della salute dei più vulnerabili

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia i nuovi contagi da virus HIV sono dimezzati negli ultimi 5 anni, con un’incidenza inferiori alla media europea.

Le fasce d’età più a rischio sono i giovani tra i 25-29 anni.

Il contesto italiano ed europeo vede numeri contenuti per l’epidemia di AIDS , tuttavia, alcune porzioni di popolazione risultano maggiormente a rischio d’infezione. Tra questi, i cittadini non comunitari provenienti da Paesi dove il virus ha una diffusione maggiore.

Il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha riportato che più di due persone su cinque con una diagnosi di HIV nel 2018 nell’UE sono nate al di fuori del paese europeo in cui è stata loro diagnosticata l’infezione.

Secondo lo studio effettuato da Eurosurveillance a livello europeo, in quattro Stati dell’Unione (Regno Unito, Belgio, Svezia e Italia), il rischio di contrarre l’infezione può manifestarsi anche nella fase della post-migrazione. Secondo lo studio, al 2018, in Italia la stima era che il 34% dei 1470 migranti avesse contratto l’infezione post-migrazione. Si stima che 2 migranti su 5 con diagnosi di HIV abbiano acquisito l’infezione dopo la migrazione.

Sebbene la situazione del contagio da HIV sia meno frequente rispetto ai Paesi d’origine, i migranti rimangono tra i più vulnerabili alla contrazione del virus.

L’importanza di informare e sensibilizzare sulla prevenzione rimane una priorità per combattere la diffusione dell’AIDS.


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